lunedì 24 gennaio 2011
Correggio in un'opera: "Giove ed Io"
Chiunque conosca un poco la mitologia greca conosce senz'altro il Dio conquistatore per eccellenza, Zeus (in latino Giove) e le sue perpetue "love stories".
Zeus, da buon don giovanni, si innamorava continuamente di belle fanciulle (e anche fanciulli: Ganimede) e per riuscire a conquistarle prendeva le sembianze di animali, oggetti o addirittura nebbia come in questo caso.
L'episodio è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, in cui il grande autore latino ci racconta dell'amore di Giove per Io, sacerdotessa di Era e del tentativo di seduzione "originale", pensato per non farsi scoprire dalla gelosa moglie .
Detto ciò, ho voluto postare quest'opera perchè trovo che sia la più grande del Correggio, grande figura del periodo tardo-rinascimentale italiano. Vorrei soffermarmi soprattutto sulla dolcezza delle carni della sacerdotessa e sull'imponenza di Giove, che nonostante non abbia consistenza fisica ci comunica un senso di virilità, di forza. Queste due componenti portano l'opera a diventare la tela più sensuale della prima metà del '500 secondo il mio parere. Nessun altro artista è riuscito a conferire ad un dipinto una tale forza erotica, dolce e aggraziata allo stesso tempo.
E bravo il nostro Correggio!
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Bellisimo questo Correggio, vero ?
RispondiEliminaSi, sensuale e sottilmente erotico, di un'eleganza stilistica assoluta
Grazie del commento! Comunque sì, è un Correggio ed è sicuramente, tra le sue, l'opera che apprezzo di più!
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